Quantcast
Channel: Spagna – GQ Italia
Viewing all 44 articles
Browse latest View live

I pronostici di Siri su Euro 2016: “Ti sembro forse il polpo Paul?”

$
0
0

Chi vince gli Europei di calcio francesi? Difficilissimo fare pronostici. Il tabellone degli ottavi, per giunta, è piuttosto sbilanciato: da una parte quasi tutte le big, dall’altra una serie di probabili accoppiamenti teoricamente più semplici. Intanto Siri, che da poco è cresciuta, si è fatta più intelligente e ha invaso perfino il Mac, sta riservando a chi le domandi qualche pronostico una serie di rispostine niente male.

Lo sappiamo: l’assistente virtuale di Apple, che è ora presente su tutti i sistemi operativi, dunque su tutti i dispositivi prodotti da Cupertino, ha un caratterino mica male. Per giunta più si fa smart e versatile, più quell’approccio furbetto (ma mai irrispettoso) ci mette di fronte a un’intelligenza artificiale a tratti esilarante.

Se per esempio foste dell’idea di chiederle come potranno finire gli europei – per la precisione, “chi vince gli europei 2016?” e derivati – replicherà con una serie di uscite da leccarsi i baffi. Una delle più divertenti è senza dubbio questa: “Ti sembra che assomigli al polpo Paul?” alludendo alla povera bestiola “consultata” in occasione del Mondiale di calcio tedesco del 2010 per predire i risultati delle partite.

Ma fra le repliche ci sono anche perle di saggezza come “Dopo il calcio d’inizio i pronostici non contano più niente” o uno straordinario “Comunque vada siamo già i vincitori morali”. Interessante anche la risposta che pare cucita addosso alla nazionale di Antonio Conte: “Se i ragazzi vogliono farcela devono crederci fino in fondo. Palla lunga e catenaccio”. In bocca al lupo. Anzi, a Siri.


Vacanze a Barcellona: 5 meraviglie poco conosciute da vedere assolutamente

$
0
0


Sarà per la vivace movida iberica, per le svariate possibilità culturali o per la spiaggia a pochi minuti dal centro della città. O forse, più semplicemente, perché i voli low cost abbondano in qualsiasi periodo dell’anno. Fatto sta che gli italiani sono follemente innamorati di Barcellona. Soprattutto quando arriva il periodo di Ferragosto, come rivelano i dati di momondo, la piattaforma digitale di ricerca voli, hotel e auto a noleggio: nessuna meta come la metropoli catalana è in grado di attirare la curiosità e le ricerche dei viaggiatori tricolori. Già, ma una volta giunti a destinazione che cosa vale la pena vedere? Sagrada Familia (meglio prenotare), Parc Güell, Ramblas e Casa Batlló, ovviamente. Pure il Camp Nou, per gli appassionati di calcio. E poi ci sono quei luoghi meno conosciuti al grande pubblico, meno battuti dalle comitive di turisti, e forse anche per questo ancora più ricchi di fascino. Ne abbiamo selezionati 5, per condurvi alla scoperta delle bellezze segrete di Barcellona.

1. Laberinto de Horta
Già, si tratta di un meraviglioso labirinto nella periferia della città, non troppo distante dalla fermata Mundet della metropolitana. È uno tra i giardini più antichi di Barcellona, ed è stato progettato dall’architetto italiano Domenico Bagutti: commissionato dalla famiglia Desvalls, si sviluppa su diversi livelli, passando dallo stile romantico a quello neoclassico. È possibile addentrarsi tra le siepi del labirinto per provare a uscirne nel minor tempo possibile, circondati da tempietti, statue e giochi d’acqua. Un vero e proprio gioiello nascosto.

2. Tibidabo
Non soltanto è il parco di divertimento più antico di Spagna, il secondo dell’intera Europa dopo il Wiener Prater. Il Tibidabo è anche costruito su un versante della collina che gli ha dato il nome, ed offre una vista mozzafiato sull’intera città catalana. Vista che diventa ancora più speciale dalle cabine della ruota panoramica, letteralmente a ridosso dello strapiombo.

3. Cementiri de Poblenou
A pochi passi dal mare, e dalla fermata metro Llacuna, sorge il cimitero del Poblenou, uno tra i più suggestivi di tutta Barcellona. Al suo interno, oltre alle cappelle monumentali delle famiglie più ricche dell’Ottocento, è possibile trovare anche una serie di statue davvero particolari, come il Bacio della Morte di Jaume Bartra. In alcune settimane dell’anno, vengono organizzate anche visite notturne. Per un’eperienza assolutamente unica.

4. Bellesguard
Proprio come la Sagrada Familia, anche questa torre è stata progettata da Antoni Gaudì. Costruita all’inizio del secolo scorso, è un meraviglioso esempio di come il modernismo catalano abbia saputo dare nuova vita agli edifici più antichi della città: qui, non soltanto è possibile ammirare i sontuosi giardini, che hanno ospitato e continuano a ospitare numerosi festival culturali, ma dal 2013 è possibile visitare anche l’interno della struttura. Da non perdere.

5. Bunker del Carmel
Il posto giusto per scattare fotografie a prova di Instagram & co. Da questo belvedere, situato nei pressi del Parc del Guinardó, è possibile godersi un panorama a 360 gradi sull’intero skyline di Barcellona. Un luogo magico e molto, molto romantico, perfetto per prendersi una pausa dalla spiaggia e dal caos della movida notturna.

Sui mezzi pubblici di Madrid è vietato sedersi con le gambe aperte

$
0
0

Uomini in partenza per Madrid, un solo, semplicissimo avvertimento: attenzione al contegno e all’eleganza sui mezzi pubblici. Già, perché da qualche tempo a questa parte la capitale spagnola e la società che gestisce il servizio municipale di trasporti pubblici, la Emt, sono in lotta contro un nefasto fenomeno che spesso e volentieri accompagna il pendolarismo selvaggio di certi individui, per lo più di sesso maschile: quello del manspreading, alias il lasciarsi andare sui sedili di metropolitane e bus come sul divano di casa propria.

A segnalare il problema alle autorità competenti, come riporta Repubblica, sarebbe stato il gruppo di attiviste madrilene Mujeres en lucha y madres estresadas, letteralmente Donne in lotta e madri stressate, evidentemente stanche di vedere i propri spazi di seduta ridotti drasticamente dalle gambe spalancate del proprio vicino. Così è nata una vera e propria petizione online per combattere questo modo machista di invadere il territorio altrui: un’azione collettiva trasformatasi in una serie di cartelli in bella mostra sugli autobus della metropoli, in cui si ricorda a tutti quanti di mantenere le gambe chiuse sui mezzi pubblici. Il prossimo obiettivo, fanno sapere le agguerritissime donne del collettivo attivista, sarà quello di portare i segnali anche in metropolitana. Al grido, come sempre, di #madridsinmanspreading.

Google News chiude in Spagna. Finirà come in Germania?

$
0
0

Il braccio di ferro tra l’Europa e Google si arricchisce di un nuovo capitolo. La compagnia americana ha annunciato che il 16 dicembre chiuderà il servizio Google News in Spagna in seguito all’approvazione da parte del parlamento iberico di una nuova legge sul copyright, che prevede il pagamento del diritto d’autore ai giornali da parte dei motori di ricerca che mostrano anteprime dei loro articoli. La stessa mano ferma ha fatto ottenere a Google buoni risultati in Germania dove, dopo un duro confronto, gli editori hanno concesso la pubblicazione senza pagamenti. Molto semplicemente, senza il traino del motore di ricerca, il traffico era crollato.

Tomatina, 70 anni di battaglie con i pomodori

$
0
0

Non si può capire cos’è la salsa di pomodoro finché non l’hai vissuta sulla tua pelle. Dal 1945 questo è possibile in Spagna nella città di Buñol, nei pressi di Valencia, ogni ultimo mercoledì del mese di agosto.

Si tratta del festival della Tomatina e quest’anno vi hanno partecipato più di ventimila persone venute da ogni parte del mondo. I concorrenti si sono lanciati addosso più di 150 tonnellate di pomodori inondando le strade di rosso come nel più truculento dei film horror.

Revellers food fight during La Tomatina festival in Spain

L’eccentrico festeggiamento estivo celebra il suo 70esimo anniversario nonostante Buñol non sia un centro di produzione di pomodori e il biglietto abbia un costo variabile, a seconda del ruolo che ognuno vuole avere in battaglia, tra i 10 e i 60 euro.

L’origine di tutto per alcuni fu una semplice rissa scoppiata durante una festa tradizionale nel 1945, per altri, una manifestazione di protesta contro il regime di Francisco Franco iniziata lanciando pomodori al prete, al sindaco e alle altre autorità locali. Fino al 1950 questa manifestazione fu vietata dalla polizia ma poi ha preso piede diventando uno degli appuntamenti folli dell’estate spagnola.

Le casse comunali di Buñol tirano un bel sospiro di sollievo grazie alla vendita dei biglietti e a uno scaltro merchandising a base di pomodoro. E quando tutto finisce il succo e la polpa vengono aspirati dalle strade con tubi flessibili ad alta potenza che lasciano su strade e marciapiedi un curioso effetto brillante.

La Iglesia Skate, da chiesa a più bel skate park del pianeta

$
0
0

Tutto era calmo a Llanera, un comune spagnolo di poco più di 12mila abitanti, nella comunità autonoma delle Asturie. Finché un bel giorno i fedeli, che di solito andavano lì per pregare, non hanno trovato la storica chiesa trasformata in uno skate-park arricchita dai murales dello street artist Okuda San Miguel. Adesso, è diventato luogo di pellegrinaggio per skater e atleti e si chiama La Iglesia Skate.

Soffitti con facce, cielo stellato e pareti dai colori psichedelici: questi graffiti fanno parte del progetto, realizzato in collaborazione con Red Bull, il cui nome è proprio Tempio Kaos. L’opera d’arte è ipnotizzante e avvolge tutte le superfici creando un senso di perdita di spazio.

 

 

Dallo Sri Lanka al Giappone, dall’Islanda a Cuba: i 20 viaggi top del 2016

$
0
0

Mete gettonatissime e non solo. Dallo Sri Lanka, al Giappone, dall’Islanda a Cuba: ecco le destinazioni più cliccate e di tendenza per il prossimo anno secondo Skyscanner. Lo studio analizza i luoghi che hanno avuto il maggiore incremento nelle ricerche negli ultimi tre anni. Quindi, oltre alle classiche Ibiza, Tenerife, Atene e Mykonos, ci sono anche Reykjavik, Eindhoven, Luqa e Zante. Non le avevi mai prese in considerazione e ora sei stufo di andare sempre nei soliti posti per le vostre vacanze? Lasciati ispirare per un viaggio che ti regalerà momenti da ricordare.

E se poi volete una guida più approfondita, “Mondo” della Lonely Planet, non vi deluderà. Ogni pagina un viaggio, con quasi mille pagine ricche di immagini, consigli utili, informazioni pratiche e approfondimenti: è la bibbia del viaggiatore. Ma vediamo nel dettaglio tutte le mete del 2016.

Zante, Grecia. Non è difficile immaginare come mai questa sia una delle destinazioni più cliccate: acque intense che virano dallo smeraldo al turchese, baie e calette mozzafiato, promontori incontaminati, natura rigogliosa e tramonti che le parole non possono descrivere. Zante è natura selvaggia, ma anche storia, cultura, archeologia. Ogni angolo è da esplorare: meglio se affittate una macchina.

Corfu, Grecia. Restando in Grecia, Corfù è gettonatissima specialmente nell’ultimo anno. Qui, troverai mille cose da fare e da vedere e non avrai tempo per annoiarti con attività di ogni tipo, sportive o culturali che siano. E poi la Grecia, si sa, non delude nemmeno a tavola: la cucina mediterranea soddisfa ogni palato e nei ristorantini sul mare potrai gustare pesce freschissimo appena pescato o una delicata moussaka, saganaki e souvlaki e l’immancabile salsa tzatziki.

Malé, Maldive. Si tratta di una delle capitali più incredibili del mondo. Tra le più piccole in assoluto, la città si sviluppa su un atollo delle Maldive di soli 2 kmq e racconta un’idea diversa da quella che solitamente abbiamo di questo paradiso tropicale. Strade e vicoli si intersecano disegnando mille trame, case e grattacieli strettissimi tra loro caratterizzano il panorama insieme a caotici bazar. Tutt’intorno, il mare pazzesco e gli altri isolotti in cui la natura è sovrana e su cui potrai dirigerti in cerca di una spiaggia, perché a Malé non ce ne sono.

Manila, Filippine. Vecchio e nuovo si fondono alla perfezione in questa città dalle mille sfaccettature, capitale delle Filippine. La cattedrale di Manila e la chiesa di Sant Agustin, in uno splendido barocco, sono Patrimonio Unesco e si trovano all’interno della città murata, da non perdere. Tra i ‘must see’, il Rizal Park e il Fort Santiago.

Mykonos, Grecia. Altra meta greca apprezzatissima, soprattutto dai giovani che amano divertirsi fra discoteche e locali. I mulini a vento di questa fantastica isola delle Cicladi, la sua movida sfrenata che non conosce orologio o calendario, i suoi colori e la sua natura incontaminata: ecco perché le ricerche dei voli per quest’isola sono in costante crescita.

Tokyo, Giappone. Vuoi sentirti al centro del mondo? Vuoi provare la sensazione di essere una formichina nel caos ordinato di una metropoli frizzante e colorata? Sei nel posto giusto. A Tokyo, capitale giapponese, si può solo esercitare l’uso del cinque sensi: templi incantati e musei accanto ad accecanti insegne al neon, quartieri eccentrici pieni di stranezze, quartieri interamente dedicati allo shopping, sontuosi Palazzi Imperiali e ottimo sushi.

Minorca, Spagna. Spostiamoci in Spagna e facciamo un salto a Minorca, bellissima isola delle Baleari che inizia finalmente a mettersi in mostra nonostante le due sorelle più note, Maiorca e Ibiza. Sarà per questo che l’interesse per questo paradiso da sogno è aumentato esponenzialmente in questi tre anni. O forse sarà per il mare che non teme confronti e per il suo essere un museo a cielo aperto, che conserva la sua unicità a dispetto del crescente turismo di massa. Una località che merita attenzione.

L’Avana, Cuba. Da quando è stata dichiarata ufficiale la sospensione dell’embargo contro Cuba da parte degli Usa, ma già da quando se n’è iniziato semplicemente a parlare e ad avere sentore che sarebbe accaduto, L’Avana ha fatto registrare un picco di interesse più intenso, sebbene questa sia una destinazione da sempre molto richiesta. Prima che l’isola si trasformi o subisca, in qualche modo, influenze esterne, bisogna partire e cogliere quell’autentica voglia di vivere che la caratterizza, sorniona e sapiente; la sua atmosfera danzante; le sue spiagge mozzafiato e i sigari e il rum e chi più ne ha più ne metta. Certe partenze non vanno rimandate.

Santorini, Grecia. Immersa nel blu intenso di un Mar Egeo profondissimo e affascinante, in contrasto con la roccia scura vulcanica dell’isola e con le sue casette bianchissime, lucenti sotto il sole, Santorini è una perla di bellezza rara che acquista sempre più prestigio. I tramonti a Oia sono una tappa imprescindibile, ma non tralasciare Thira e Caldera: le viste che godrai da qui non le dimenticherai per il resto della tua vita. Con i suoi archi, porticati, chiese cattoliche e chiese ortodosse, scalinate, piazzette e scorci da togliere il fiato.

Santo Domingo, Repubblica Dominicana. Spostiamoci sulla bella isola Hispaniola, divisa tra lo stato di Haiti e quello della Repubblica Dominicana. Restiamo in questa ultima zona perché la capitale Santo Domingo è una città coloniale che conserva intatto il fascino d’altri tempi. Sempre più ricercata da chi insegue il sole e il caldo tutto l’anno, con un clima tropicale e un patrimonio naturalistico ricchissimo, non è fatta non solo di spiagge incredibili e vegetazione rigogliosa, ma anche di una fauna di tutto rispetto.

Colombo, Sri Lanka. A Colombo, nello Sri Lanka, si concentrano tutte le culture del Paese e la città risulta un’esplosione di colori e voci, tra mercati e grattacieli, che ti catturerà. E, una volta lasciata alle spalle la guerra civile, Colombo sta mostrando molti segnali di progresso. A cominciare dai miglioramenti nei collegamenti. Il quartiere di Fort riunisce i maggiori luoghi di interesse storico, mentre a Pettah non potrai perdere i bazar, chiassosi e pieni di ottimi affari per i tuoi souvenir.

Luqa, Malta. Torniamo in Europa e facciamo una sosta a Malta. Incrocio di civiltà diverse, tutte rintracciabili nelle splendide architetture cittadine, l’arcipelago maltese si compone di tre isole, una più bella dell’altra, e sa stupire chiunque con le sue bellezze e una cucina ottima, che ha preso il meglio da tutte le influenze del mediterraneo.

Tenerife, Spagna. Le Canarie restano un sogno per molti: Tenerife è cliccatissima, con la sua vegetazione sub tropicale che si alterna a paesaggi desertici e lunari, spiagge spettacolari e un carnevale che fa concorrenza a quello di Rio. E’ un luogo in cui ritrovare se stessi o perdersi definitivamente. Se poi all’ultimo decidi di trasferirti, facci sapere.

Ibiza, Spagna. È un evergreen, Ibiza, con la sua bellezza autentica e la sua movida che non conosce limiti. Ma l’isola è apprezzata anche da chi vuole godersi il sole del giorno e le bellezze naturali e culturali dell’isola: la Isla Bianca è stata dichiarata Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’Unesco per la necropoli punica, i resti fenici di Sa Caleta, la riserva naturale di Ses Salines, la città fortificata di Dalt Vila.

Atene, Grecia. Una città splendida che è stata culla di una delle più grandi civiltà e che continua a essere al centro delle cronache più recenti: Atene è un cuore pulsante, in pieno fermento politico, artistico e culturale.

Siviglia, Spagna. Le parole chiave qui sono fiesta, tapas e flamenco. Ma l’atmosfera che si respira è qualcosa che è difficile descrivere: Siviglia è uno di quei posti che vanno vissuti, tra una passeggiata nella zona romantica del Guadalquivir e una sosta nelle tipiche taverne. Meta ideale in ogni stagione dell’anno, l’Andalusia, nell’elenco delle tappe obbligate dei fan del Trono di Spade, è una zona che da segnare sull’agenda.

Reykjavik, Islanda. Dinamica, alla moda, giovanile, esplosiva. Reykjavik è una città che nel 2016 va assolutamente vista, per il suo spirito cosmopolita e i suoi eventi.

Buenos Aires, Argentina.  Una città che sa entrare nel cuore e rimanerci a lungo. Per il calore dei suoi abitanti, che sfoderano sorrisi spontanei che fanno innamorare e non solo. Sicuramente una delle mete favorite tra i paesi del Sudamerica.

Eindhoven, Paesi Bassi. Eccoci in una delle città che gode in questo momento di massimo slancio: Eindhoven è piena di posti interessanti da visitare, di musei che raccontano antiche tradizioni, di locali in cui trascorrere piacevoli serate e ricca di edifici notevoli dal punto di vista architettonico. Una città che, nonostante l’ombra ingombrante di Amsterdam, ha saputo valorizzare al meglio i suoi punti di forza (e i collegamenti aerei) e ha fatto del turismo una risorsa.

Varsavia, Polonia. La Polonia è senza dubbio un Paese che ha imparato a gestire al meglio il suo territorio e Varsavia è di diritto tra le città più trendy del mondo. Sviluppo architettonico, centro storico di notevole interesse, tanto da essere Patrimonio Unesco, gallerie e centri d’arte, vita notturna sempre più chic e diversi quartieri con anime differenti ma tutte accattivanti.

Sara Stefanini

Cosa bisogna sapere prima di fare il Cammino di Santiago

$
0
0

Dal freddo dei Pirenei, al caldo delle “mesetas”, alla piovosità della Galizia. Zaino, buone scarpe non necessariamente da trekking o da montagna, sacco a pelo sono gli elementi imprescindibili per la partenza” mi spiega il professor Jacopo Caucci von Saucken, professore di lingua e letteratura spagnola all’Università degli Studi di Perugia, Console onorario di Spagna e Priore della Confraternita di San Jacopo di Compostella (Santiago de Compostela, nda).

Sì, avete capito: la mia prossima meta è proprio la Spagna… dell’Anno Mille. D’altronde, vintage per vintage un salto nella Storia era doveroso farlo e il celebre Cammino (ormai molto in voga come meta vacanziera alternativa) è un ottimo inizio. Prima di fare lo zaino, però, è bene informarsi su cosa mi attende…

Professore, il Cammino in poche parole…

È un itinerario devozionale che, fin dal Medioevo, i pellegrini hanno intrapreso per raggiungere il sepolcro dell’Apostolo Giacomo.

Voglio partire anch’io, cosa mi consiglia di fare?

È fondamentale un allenamento previo vista la durata del pellegrinaggio e le differenti tipologie climatiche: infatti, il “cammino francese” (iter tradizionale) inizia a Roncisvalle  (sui Pirenei), snodandosi poi per 800 km nella parte centro-settentrionale della penisola Iberica.

Ottocento chilometri: l’equivalente, on foot, di Milano-Napoli. Certo, roba che non si fa in un giorno!

Lungo il tragitto i pellegrini alloggiano in diverse tipologie di strutture: municipali, private, pertinenze di parrocchie, pensioni. Ad esempio, io gestisco un rifugio in Provincia di Burgos:  una commenda del XIII secolo restaurata venticinque anni fa dalla Confraternita e dal Centro Italiano di Studi Compostellani.

Quindi, se non parlassi un’acca di spagnolo…

I volontari che vi prestano servizio sono Italiani ed è una delle poche realtà ricettive presenti sul Cammino ad offrire ospitalità gratuita. La peculiarità del luogo è l’accoglienza secondo l’antico rito della lavanda dei piedi.

Immagino lei non sia un novizio: mi racconti qualcosa di curioso…

Da dove comincio?

Bene, partiamo con il piede giusto. Direi dai pellegrini…

Il Cammino è un fenomeno che porta nella capitale galiziana circa duecentoquaranta mila persone appartenenti a diverse nazionalità europee e non, tra queste primeggiano ormai da diversi anni i nostri connazionali. Quanto a me, ho fatto il Cammino sette volte e trascorro tre settimane l’anno presso il rifugio.

E la Confraternita di cui è Priore, di cosa si occupa?

Vede, chi vuol fare questa esperienza non può farlo senza una credenziale.

Credenziale? Come sul web?

Beh, diciamo che al posto di username e password la Confraternita di San Jacopo di Compostella di Perugia rilascia una sorta di “passaporto” che va timbrato ad ogni tappa, per conseguire la “compostela”, documento che certifica l’avvenuto cammino.

Il rischio di perdersi?

Vi sono in vendita molte guide dove trovare indicazioni per le tappe, i km da percorrere, le strutture dove fermarsi, numeri di servizio, assistenza sanitaria…

Chi sono i pellegrini?

Persone di ogni tipo. In un’occasione mi è stato chiesto se, in quanto Priore, potessi confessarne uno che ne sentiva la necessità.

Immagino, però, il suo ruolo non si limiti al priorato…

No. Infatti, un’opera importante e meritoria è svolto anche dal Centro Studi, impegnato nella promozione culturale del Cammino, attraverso  convegni, incontri e seminari. Non mancano, poi, le pubblicazioni fra le quali “Compostella“, rivista scientifica con interventi di esperti del settore di ambito nazionale ed internazionale.

 

 

 


Il programma di Podemos? Come il catalogo Ikea

$
0
0

Il 26 giugno si vota in Spagna. Dopo diversi mesi di stallo postelettorale in cui i partiti non hanno trovato la quadra per formare una maggioranza di governo, nuova tornata di elezioni generali. Per “facilitare l’interesse” sul proprio programma, Podemos, la formazione guidata da Pablo Iglesias, lo illustra come un catalogo di Ikea, compresa l’impaginazione come “cucine”, “bagni”, “saloni”, “sale da pranzo”, “notte”, “studi”, “giardini/terrazzi” per completare l’intero arredamento di opzioni politiche che si gettano col partito. Le foto richiamano spazi illuminati, arredati con gusto, ordinati, si evince benessere. Immagini originali, ha spiegato Carolina Besnasca, responsabile del programma, precisando che è stato anche consultato l’ufficio legale per evitare controversie con Ikea. Altra novità: il programma sarà posto in vendita a 1,80 euro, del resto si compone di ben 192 pagine fitte di illustrazioni patinate che propongono serene situazioni familiari in cui esponenti del partito appaiono in usuali attività domestiche. La stessa Besnasca è ritratta al lavoro nel salone.

Senza entrare nel merito del programma politico, El Mundo – illustrandolo insieme alla decisione di optare per una scelta secondo gli stilemi del marketing – osserva che non è molto diverso da quello presentato per le elezioni di dicembre, salvo qualche limatura sulla spesa pubblica; Podemos conta di alzare le imposte sul reddito Irpf a quanti guadagnano più di 60mila euro l’anno e ampliare la platea delle deduzioni al di sotto di questa soglia. Fra i titoli (politici) del programma, spicca l’uso continuo del termine “democrazia” declinata nei più diversi aggettivi: “politica”, “economica”, “di cittadinanza”, “internazionale”. Si palese la ricerca dell’impatto ‘estetico’. Servirà allo scopo di spiegare i contenuti programmatici? Carolina Bescansa ha detto che è pensato proprio per “facilitare l’interesse”.

I tempi di Herbert Marcuse e la critica sessantottina al consumismo di massa sono lontani anni luce. E un recente sondaggio CIS su El Pais spiega che in effetti l’elettorato di Podemos è molto composito quanto a orientamenti: solo un’esigua minoranza di coloro che lo hanno votato alla fine dello scorso anno si definisce socialdemocratica (6,3%, che alla domanda ripetuta la seconda volta si riduce al 5,2%) e comunista (7,3%); più ampia la componente dei “socialisti” (16,9%) che nell’accezione larga di “progressisti” arriva al 23,8%. Ma c’è anche un buon 10,4% di “liberali”. Dunque un partito di centro-sinistra, dove i centristi sono il 32% totale e numerose le sfumature a sinistra; e complessivamente variegate le posizioni, anche opposte tra loro. Come fra i clienti di un supermercato.

Formentera, 5 cose da non perdere

$
0
0

Appena 83 chilometri quadrati per una gemma che non ha eguali, nel Mediterraneo. Un posto esclusivo, lontano anni luce dalla vicina Ibiza alla quale quasi si abbraccia con l’isoletta oblunga di S’Espalmador. Formentera è oggettivamente quanto di più simile al Paradiso si possa raggiungere in un’ora abbondante di volo dall’Italia, a cui sommare ovviamente i trenta minuti di aliscafo, catamarano o traghetto veloce dalla più grande vicina zeppa di discoteche.

Lo testimonia il riconoscimento che TripAdvisor, il colosso delle recensioni con 340 milioni di visitatori mensili e 350 milioni di giudizi dove si possono anche prenotare alloggi – in Italia e Spagna anche con la nuova funzionalità di Prenotazione rapida grazie agli accordi con Priceline e Accor – attrazioni e ristoranti tramite la controllata The Fork, le ha assegnato quest’anno: Formentera, la seconda delle Pitiuse prima ancora che tassello delle incantevoli Baleari, ospita la più bella spiaggia d’Europa. Sì, esatto, è proprio lei: platja de Ses Illetes, cioè la spiaggia delle isolette (così battezzata perché protetta da una piccola catena di scogli come l’illa des Forns o l’illa des Conills) nella punta Nord dell’isola, all’interno della riserva naturale delle saline. Nell’edizione 2016 dei Travelers’ Choice Beaches Awards ha staccato la spiaggia di Efalonissi, in Grecia, e prahia da Marinha a Carvoeiro, in Portogallo.

D’altronde la Spagna ha messo a segno quest’anno anche un altro risultato di pregio, infilando tre delle loro isole nella top 10 europea dei Travelers’ Choice Islands. In base alla valutazione di un algoritmo che incrocia quantità e qualità delle recensioni e punteggi di hotel, attrazioni e ristoranti negli ultimi 12 mesi. Maiorca, la più grande delle Baleari, è al vertice della chart nazionale, seconda in Europa e sesta al mondo (soggiornarci costa in media 145 euro a notte). La canarina Tenerife, seconda in Spagna, è quinta su scala europea (tariffa media 86 euro). Gran Canaria è infine la settima a livello europeo e la terza nazionale (80 euro). Formentera, invece, si è piazzata ottava fra le spagnole. Ma merita senz’altro alcune posizioni in più. Ecco alcune cose da non perdere in quello scrigno naturale. A proposito, prenotare una stanza costa in media 185 euro a giugno, 234 a luglio e 262 ad agosto.

Platja de Ses Illetes
Pluripremiata, è una spiaggia da sballo con sabbia bianca e finissima e acqua – più che altrove – dalle mille sfumature che variano dal verde smeraldo al turchese. Si trova a Ovest del sottile lembo a Nord di Formentera. Vi sembrerà di essere ai Caraibi, con marmore da mezzo chilo che vi nuotano fra i piedi. Il fascino è completato da una serie di isolotti che la proteggono, dandole una certa profondità scenografica. Entrambe si trovano all’interno di un parco naturale (l’accesso costa 4 euro per le auto e 2 per i motorini, ma ci si arriva anche in autobus pubblico) che fa da ponte marino protetto fra Ibiza e Formentera.

Platja de Llevant
È circondata, come un po’ in tutta l’isola, da una cintura di straordinarie dune sabbiose. Meglio orientarsi nella parte iniziale, un po’ più a Sud, nota anche come platja de Sa Roqueta, caratterizzata da piccolissime calette che con un po’ di fortuna potreste aggiudicarvi (sempre a giugno o settembre, non sperateci in piena estate). Il mare è sempre lo stesso: sconvolgente per tutta la lunghezza della spiaggia, molto ampia. Non è un caso che Ses Illetes e Llevant siano chiamate anche “le gemelle”.

I fari: Cap de Barbaria e faro de la Mola
Si trovano alle due estremità di quella specie di triangolo che è Formentera. Uno a Sud-Ovest, al termine di alcuni chilometri di bassa vegetazione del tutto isolati e costellati di piccoli siti megalitici risalenti al II secolo a.C. – il percorso, da solo, vale la breve gita – l’altro a Sud-Est, alla fine del villaggio di El Pilar de la Mola, un piccolo agglomerato a neanche 200 metri di altitudine, unico altopiano dell’isola, che vive un’esistenza del tutto separata dal resto di Formentera. Il fascino non arriva tanto dai fari in se stessi quanto, come sempre accade, dalla sensazione di confine dove vi potrà accadere di scorgere qualche esemplare di Berta delle Baleari, un uccello marino che si riproduce solo da quelle parti. Mentre alla Mola si può prendere qualcosa da bere in un bar che guarda la scogliera, a Barbaria vi conviene portare l’occorrente per l’aperitivo e coccolarvi fino al tramonto. Due chicche: quello di Barbaria è il faro che si vede nella pellicola cult Lucia y el sexo, il film del 2001 firmato da Julio Medem che lanciò Paz Vega. Alla Mola troverete invece una targa dedicata allo scrittore Julio Verne, che ha ambientato qui il suo romanzo Le avventure di Hector Servadac scritto nel 1877 e che disegna quella scogliera come “la fine del mondo”.

I villaggi: Es Pujols e Sant Francesc Xavier
A Formentera, di fatto, non ci sono città. Chi ci abita chiama Sant Francesc “la capitale” con un esagerato virtuosisimo: in realtà è un piccolo agglomerato in cui si concentra quel poco di nazionalismo spagnolo che ancora resiste da queste parti, dalla polizia ai servizi amministrativi. Sant Francesc è un piccolo intreccio di stradine costellate da negozi esclusivi (e carissimi, come d’altronde tutta l’isola) e ristoranti. Merita una sosta mentre andate o tornate da Barbaria o una passeggiata serale. Es Pujols è invece il cuore pulsante dell’isola: pieno di locali, con un mercatino che ogni sera popola il lungomare, ospita (poco distante) l’unico club dell’isola, il Tipic, e una serie di hotel (fra cui lo stupendo Blanco Hotel), appartamenti e negozi. È il punto strategico dal quale muovere verso le altre attrazioni dell’isola: si trova tutto al massimo a venti minuti, il porto della Savina a 10.

Platja de Mitjorn
Il versante interno, che guarda cioè in quella specie di piccolo golfo creato dalle due “gambe” orientale e occidentale di Formentera, merita un discorso a parte. La spiaggia di Mitjorn, puntellata di strepitosi ristoranti e di luoghi storici come il Blue Bar, è forse la più vicina allo spirito hippie e libertino dell’isola. Lontano dai periodi di picco lì – ma non solo – si ritrovano nudisti e naturisti ed è semplice ritagliarsi un pezzo di arenile tutto per se. La spiaggia è forse meno attraente, le correnti rendono il mare più allegro che nelle placide spiagge del nord ma il fascino compensa il resto della zona, frastagliata fra insenature e tratti rocciosi e distante dalla strada principale.

I pronostici di Siri su Euro 2016: “Ti sembro forse il polpo Paul?”

$
0
0

Chi vince gli Europei di calcio francesi? Difficilissimo fare pronostici. Il tabellone degli ottavi, per giunta, è piuttosto sbilanciato: da una parte quasi tutte le big, dall’altra una serie di probabili accoppiamenti teoricamente più semplici. Intanto Siri, che da poco è cresciuta, si è fatta più intelligente e ha invaso perfino il Mac, sta riservando a chi le domandi qualche pronostico una serie di rispostine niente male.

Lo sappiamo: l’assistente virtuale di Apple, che è ora presente su tutti i sistemi operativi, dunque su tutti i dispositivi prodotti da Cupertino, ha un caratterino mica male. Per giunta più si fa smart e versatile, più quell’approccio furbetto (ma mai irrispettoso) ci mette di fronte a un’intelligenza artificiale a tratti esilarante.

Se per esempio foste dell’idea di chiederle come potranno finire gli europei – per la precisione, “chi vince gli europei 2016?” e derivati – replicherà con una serie di uscite da leccarsi i baffi. Una delle più divertenti è senza dubbio questa: “Ti sembra che assomigli al polpo Paul?” alludendo alla povera bestiola “consultata” in occasione del Mondiale di calcio tedesco del 2010 per predire i risultati delle partite.

Ma fra le repliche ci sono anche perle di saggezza come “Dopo il calcio d’inizio i pronostici non contano più niente” o uno straordinario “Comunque vada siamo già i vincitori morali”. Interessante anche la risposta che pare cucita addosso alla nazionale di Antonio Conte: “Se i ragazzi vogliono farcela devono crederci fino in fondo. Palla lunga e catenaccio”. In bocca al lupo. Anzi, a Siri.

Vacanze a Barcellona: 5 meraviglie poco conosciute da vedere assolutamente

$
0
0


Sarà per la vivace movida iberica, per le svariate possibilità culturali o per la spiaggia a pochi minuti dal centro della città. O forse, più semplicemente, perché i voli low cost abbondano in qualsiasi periodo dell’anno. Fatto sta che gli italiani sono follemente innamorati di Barcellona. Soprattutto quando arriva il periodo di Ferragosto, come rivelano i dati di momondo, la piattaforma digitale di ricerca voli, hotel e auto a noleggio: nessuna meta come la metropoli catalana è in grado di attirare la curiosità e le ricerche dei viaggiatori tricolori. Già, ma una volta giunti a destinazione che cosa vale la pena vedere? Sagrada Familia (meglio prenotare), Parc Güell, Ramblas e Casa Batlló, ovviamente. Pure il Camp Nou, per gli appassionati di calcio. E poi ci sono quei luoghi meno conosciuti al grande pubblico, meno battuti dalle comitive di turisti, e forse anche per questo ancora più ricchi di fascino. Ne abbiamo selezionati 5, per condurvi alla scoperta delle bellezze segrete di Barcellona.

1. Laberinto de Horta
Già, si tratta di un meraviglioso labirinto nella periferia della città, non troppo distante dalla fermata Mundet della metropolitana. È uno tra i giardini più antichi di Barcellona, ed è stato progettato dall’architetto italiano Domenico Bagutti: commissionato dalla famiglia Desvalls, si sviluppa su diversi livelli, passando dallo stile romantico a quello neoclassico. È possibile addentrarsi tra le siepi del labirinto per provare a uscirne nel minor tempo possibile, circondati da tempietti, statue e giochi d’acqua. Un vero e proprio gioiello nascosto.

2. Tibidabo
Non soltanto è il parco di divertimento più antico di Spagna, il secondo dell’intera Europa dopo il Wiener Prater. Il Tibidabo è anche costruito su un versante della collina che gli ha dato il nome, ed offre una vista mozzafiato sull’intera città catalana. Vista che diventa ancora più speciale dalle cabine della ruota panoramica, letteralmente a ridosso dello strapiombo.

3. Cementiri de Poblenou
A pochi passi dal mare, e dalla fermata metro Llacuna, sorge il cimitero del Poblenou, uno tra i più suggestivi di tutta Barcellona. Al suo interno, oltre alle cappelle monumentali delle famiglie più ricche dell’Ottocento, è possibile trovare anche una serie di statue davvero particolari, come il Bacio della Morte di Jaume Bartra. In alcune settimane dell’anno, vengono organizzate anche visite notturne. Per un’eperienza assolutamente unica.

4. Bellesguard
Proprio come la Sagrada Familia, anche questa torre è stata progettata da Antoni Gaudì. Costruita all’inizio del secolo scorso, è un meraviglioso esempio di come il modernismo catalano abbia saputo dare nuova vita agli edifici più antichi della città: qui, non soltanto è possibile ammirare i sontuosi giardini, che hanno ospitato e continuano a ospitare numerosi festival culturali, ma dal 2013 è possibile visitare anche l’interno della struttura. Da non perdere.

5. Bunker del Carmel
Il posto giusto per scattare fotografie a prova di Instagram & co. Da questo belvedere, situato nei pressi del Parc del Guinardó, è possibile godersi un panorama a 360 gradi sull’intero skyline di Barcellona. Un luogo magico e molto, molto romantico, perfetto per prendersi una pausa dalla spiaggia e dal caos della movida notturna.

Sergio del Amo: La fine dell’estate

$
0
0

Sergio del Amo è un fotografo spagnolo che vive e lavora a Bangkok. Cresciuto tra Madrid e Londra, decide di trasferirsi nel sudest asiatico e concentrarsi sulla fotografia. Scatta principalmente per la moda, ma si dedica anche a progetti personali e ritratti.

Model: Ksenia Vinogradova


Clothing: Black Dog Bkk

Catalogna, tensione altissima per il referendum

$
0
0

Tensione altissima in Spagna in vista del referendum sull’indipendenza della Catalogna in calendario il 1° ottobre. Stamattina agenti della Guardia Civil hanno arrestato Josep Maria Jové, braccio destro del vicepresidente catalano, Oriol Junqueras, assieme a 13 persone tra funzionari ed esponenti del governo regionale in quanto organizzatori del referendum secessionista dichiarato illecito dalla Corte costituzionale.

L’antefatto resta la sentenza dell’Alta Corte spagnola che all’unanimità ha invalidato le risoluzioni votate dall’assemblea dell’autonomia catalana di portare al voto popolare il quesito indipendentista. I giudici hanno accolto l’istanza del governo centrale che chiedeva una moratoria. La Consulta iberica si era anche espressa per la illiceità delle autorità catalane nella giurisdizione su una materia costituzionale vietando loro di perseguire il percorso referendario e annunciando, in caso contrario, sanzioni penali. Che si sono concretizzate, secondo quanto ha fatto sapere la Generalitat, il governo di Barcellona, anche con la perquisizione di diversi uffici del governo autonomo.

Il caso concreto più prossimo resta in Europa occidentale il referendum scozzese finito col successo del “remain” nel Regno Unito, anche se fu svolto prima dell’altro referendum col quale i britannici hanno votato a maggioranza la Brexit, l’uscita dall’Unione europea. Successivamente all’esito del voto, la premier scozzese Sturgeon ha risollevato la questione referendaria per sentirsi rispondere da Londra che una consultazione è stata già fatta congelando la ripetizione; e che in ogni caso, sarebbe Westminster, il Parlamento sovrano, a dover ratificare l’eventuale indipendenza, mai un plebiscito locale.

A tracciare il calendario della consultazione catalana il presidente del Parlamento regionale, Carles Puigdemont, eletto nella lista “Junts por Sì” (‘Insieme per il Sì) e già esponente del partito nazionalista Convergència Democràtica de Catalunya. Ma i giudici dell’Alta Corte si erano già opposti al referendum indipendentista ai tempi dell’ex presidente Artur Mas, peraltro accusato, con due ex ministri catalani, di “disobbedienza grave” per aver organizzato nel novembre 2014 un referendum consultivo sull’indipendenza – con l’80,2% che votò a favore della separazione della Catalogna dalla Spagna – e sottoposti a processo. Mas, in occasione della prima udienza, fu “scortato” in tribunale da una folla di 40 mila sostenitori in un mare di bandiere nazionaliste, non diversa da quella delle successive manifestazioni indipendentiste.

Il premier Mariano Rajoy ha difeso la decisione dell’esecutivo di far rispettare il diritto incarnato nell’Alta Corte sostenendo alle Cortes che “si tutelano tutti i cittadini spagnoli” dal momento che “i giudici si sono espressi contro il referendum e in quanto democrazia abbiamo l’obbligo di far rispettare la sentenza”. Una folla di nazionalisti si è raccolta davanti alla Generalitat, presidiata dai Mossos d’Esquadra, per protestare contro gli arresti. Al grido di “Giù le mani dalla Catalogna” ha protestato in Parlamento il deputato Gabriel Rufián della Esquerra Republicana de Catalunya (Sinistra repubblicana di Catalogna). Il presidente catalano Puigdemont ha convocato una riunione d’urgenza del governo locale: “Il governo spagnolo ha oltrepassato la linea rossa”.

Dal referendum in Catalogna a quello in Lombardia e Veneto

$
0
0

Crisi istituzionale e caos politico dopo il referendum. Il premier Mariano Rajoy ribadisce l’illegalità della consultazione che le forze dell’ordine hanno tentato di impedire in una domenica infuocata da diversi incidenti alle urne ugualmente allestite in Catalogna malgrado l’inammissibilità decretata dalla Corte costituzionale. Crollano all’apertura dei mercati la borsa iberica e l’euro, mentre si profila all’orizzonte un nuovo plebiscito nell’eurozona, quello del 22 ottobre in Lombardia e Veneto nel quale è “autonomia” l’oggetto. “Nessun confronto è possibile con il referendum che si svolgerà in Lombardia e Veneto il 22 ottobre. La nostra scelta non è contro l’unità nazionale ma rivendica autonomia, maggiori competenze e una distribuzione equa delle risorse, in piena sintonia con la Carta Costituzionale del nostro Paese”, così il governatore del Veneto, Luca Zaia, mentre la giornata di ieri – con seggi presidiati dai cittadini, manganellate della polizia per sgombrare i seggi dichiarati illeciti dalla Corte e centinaia di contusi davano l’immagine del solco che si è venuto scavando.

Rajoy ha definito una “messinscena” il referendum e convocato i partiti. Spinge invece sull’acceleratore dello strappo il leader catalano Charles Puigdemont che in un intervento alla televisione ha detto a caldo che “nei prossimi giorni il mio governo invierà i risultati del voto di oggi al Parlamento catalano, dove risiede la sovranità della nostra gente, in modo che possa agire secondo quanto previsto della legge sul referendum”. I risultati, secondo il portavoce del governo regionale Jordi Turull, hanno visto 2,26 milioni di persone alle urne su 5,3 milioni di aventi diritto con 2,02 milioni – il 90% dei votanti – che ha risposto Sì alla domanda: “Vuoi che la Catalogna diventi uno Stato indipendente sotto forma di repubblica?”

Oltre a Rajoy che preme sul tasto dell’illegalità della procedura adottata dai nazionalisti catalani, non poche le voci nel resto della Spagna – e trasversali ai partiti – fortemente critiche riguardo alla piega indipendentista. Pochi giorni fa, Julio Anguita, figura storica della sinistra, spiegando come si è arrivati sul punto di “due treni in rotta di collisione che, se si scontreranno, faranno male a parecchia gente” sottolineava che mancano discorsi “di classe” e che è stata la “borghesia catalana” a suo tempo assecondata dai centristi dei passati governi a sollecitare il processo estremo fino al referendum quando sarebbe stata opportuna una “costituente di un nuovo Stato spagnolo”.

Stefano Fassina (Sinistra italiana) su Facebook: “Una giornata triste per un grande Paese democratico come la Spagna e per tutti noi. La polizia che blocca con la violenza cittadini al voto è insopportabile. Il golpe istituzionale portato avanti da Puigdemont doveva essere affrontato senza arrivare a bloccare i seggi. Il primo ministro Rajoy con la repressione catalana cerca una popolarità mai avuta. In tale contesto, colpisce il silenzio totale di Bruxelles e delle capitali della UE. Non siamo di fronte a un ordinario problema interno di uno Stato. Siamo di fronte a un tentativo secessionista che poteva efficacemente essere contrastato con dichiarazioni inequivocabili di non riconoscimento dello Stato di Catalogna. È un quadro preoccupante rispetto al quale anche il governo italiano tace”.

Singolare che a Barcellona si invochi viceversa la Ue non per condannare – i trattati rispettando l’integrità degli Stati membri come la Spagna – ma schierarsi con la “democrazia” catalana, il che prefigurerebbe altri strappi. Il referendum catalano ha comunque portato sulla cresta dell’onda la consultazione in Lombardia e Veneto. “Noi abbiamo scelto la via pacifica”, ha sottolineato Salvini che ha distribuito a Milano volantini per il Si. Il Pd – e anche Mdp – sostiene “l’inutilità” della consultazione visto che la Carta prevede già, con l’art. 116, la possibilità di una trattativa Regione-Stato, via che sta praticando l’Emilia Romagna. Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia): “La Patria è l’ultimo argine alla deriva mondialista, non mi appassiono alle spinte indipendentiste che vorrebbero dividere o indebolire gli Stati nazionali in Europa”. Benché la Catalogna rispetto a Madrid abbia una storia forse analoga in Europa solo a quella della Scozia con Londra, crescono i micronazionalismi ovunque in Europa ai quali il plebiscito catalano può dare nuovo fiato. “No alle piccole patrie”, dice Fratoianni di Sinistra italiana, mentre il M5S attacca Rajoy per la durezza degli agenti sui pacifici elettori catalani, ma non si schiera sul 22 ottobre. Maroni dal canto suo ha anticipato di voler arrivare anche a una modifica della Costituzione italiana per la devoluzione di nuove competenze dallo Stato.


Il Barcellona è in crisi d’identità, Piqué no

$
0
0

Mentre il popolo catalano combatte con tenacia la sua battaglia per l’indipendenza da Madrid, l’esercito disarmato della Catalogna descritto da Manuel Vázquez Montalbán vacilla, rischiando di perdere consensi e di vedere la sua immagine minata.

A Barcellona il calcio e la politica non sono mai stati separati. Lo testimonia lo stesso motto che campeggia sui colletti delle maglie da gioco blaugrana, quel Més que un club coniato dal presidente Narcis Carreras nel 1968, in piena epoca franchista. Il Barça non è solo una squadra di calcio, è qualcosa di più: è un simbolo identitario di resistenza, lo è stato durante la repressione del catalanismo all’epoca del Caudillo, lo è ora che lo strappo con Madrid appare insanabile. Ecco perché gli indipendentisti (che sugli spalti del Camp Nou e tra i tifosi del club sparsi in tutto il mondo sono una cospicua maggioranza) non hanno accolto bene la decisione del club di scendere in campo – seppur a porte chiuse – contro il Las Palmas, nella stessa domenica di un referendum segnato dagli scontri con gli agenti inviati da Madrid nel tentativo di impedire le operazioni di voto.

Il Barcellonismo chiedeva che non si giocasse, il club ci ha provato, ma ha poi fatto un passo indietro davanti al rifiuto della Liga e della Federazione di rinviare il match e alla prospettiva di una sconfitta a tavolino a cui sommare 3 punti di penalizzazione. “Abbiamo scelto di giocare a porte chiuse per mostrare a tutto il mondo quello che stava succedendo”, ha spiegato il presidente Josep Maria Bartomeu, ma le sue parole non hanno convinto.

Di certo c’è che la decisione è stata presa su spinta di un nutrito gruppo di giocatori, la maggioranza dello spogliatoio, guidata da Lionel Messi, segno evidente di un Barcellona che negli ultimi anni ha perso pezzi di un’identità catalana che aveva toccato il suo apice con Joan Laporta presidente, Pep Guardiola allenatore Carles Puyol e Xavi consapevoli titolari di quella fascia da capitano coi colori della senyera.

È vero, il club continua ad appoggiare ufficialmente le istanze per il “dret a decidir”, il diritto di decidere invocato da quei catalani (oltre l’80% secondo i sondaggi) che – indipendentisti o meno – si sono espressi a favore della convocazione di un referendum, ma spesso lo fa con un imbarazzante ritardo. Così anche la decisione di aderire allo sciopero generale proclamato in tutta la Catalogna per il 3 ottobre non sembra abbastanza per ricucire lo strappo e rimediare al “tradimento” di domenica. Nessuno andrà ad allenarsi, i campi di San Joan Despí resteranno vuoti, ma l’iniziativa appare depotenziata dalla concomitanza con la sosta per le nazionali che vede molti giocatori della prima squadra già lontani dalla capitale catalana.
Tra questi c’è anche Gerard Piqué, accolto tra fischi e cori d’insulti nel ritiro della Roja, al centro sportivo Las Rozas di Madrid.

Lui sì, avrebbe voluto non scendere in campo domenica contro il Las Palmas, e a fine partita, nonostante il 3-0 finale, ha parlato in lacrime davanti ai microfoni dei giornalisti.
“Sono e mi sento catalano, e oggi più che mai mi sento orgoglioso della gente catalana perché credo che si sia comportata meravigliosamente dopo che negli ultimi sette anni non c’è stato nessun atto di violenza e oggi è dovuta venire la polizia nazionale e la Guardia Civil (un corpo di polizia militare dello Stato spagnolo, ndr) per agire nel modo in cui hanno agito”.

Lacrime che hanno seguito e preceduto durissimi attacchi al governo di Mariano Rajoy, con riferimenti espliciti al franchismo, e che non possono non segnare ulteriormente un rapporto già complicato con la nazionale: “Credo di poter continuare a giocarci perché penso che in tutta la Spagna ci siano persone in disaccordo con quanto successo oggi, ma se per loro sono un problema sono pronto a lasciare la nazionale prima di Russia 2018”.

Piqué, che su Twitter ha postato anche un video in cui le immagini degli scontri di domenica fanno da contrasto alle parole della ministra per le Amministrazioni Territoriali Soraya Sáenz de Santamaría, sarà impegnato venerdì ad Alicante nella sfida per la qualificazione ai Mondiali contro l’Albania. Con ogni probabilità scenderà in campo, certamente incontrerà un ambiente ancora più ostile del solito. La Spagna è divisa, lo strappo sembra insanabile, e anche se il Barcellona sembra sempre meno esercito e sempre più disarmato, almeno uno dei suoi soldati pare non avere alcuna intenzione di cedere un solo millimetro.

La Catalogna prepara l’indipendenza. Cosa può accadere

$
0
0

Le parti non trovano il dialogo. Potrebbe arrivare già lunedì prossimo la proclamazione dell’indipendenza della Catalogna dalla Spagna con voto dell’assemblea parlamentare regionale. L’assemblea procederebbe allo strappo sulla base dell’annuncio dei risultati del voto referendario che la Corte costituzionale ha decretato illegittimo.

Si profila, quindi, una grave crisi costituzionale tanto che il re Felipe VI ha preso la parola martedì per un messaggio alla nazione nel quale ha accusato la Generalitat – il governo regionale catalano – di aver “infranto sistematicamente le leggi, dimostrando una slealtà inammissibile nei confronti dello Stato, ribaltando l’armonia e la convivenza all’interno della società catalana”. È raro che il monarca si rivolga direttamente agli spagnoli salvo protocolli come il messaggio di Natale. Invece, Felipe VI è apparso in abiti civili davanti alle telecamere richiamando la legalità democratica: “Voglio ricordare che è da decenni che viviamo in uno Stato democratico. So che in Catalogna c’è molta preoccupazione per come si sono comportate le autorità catalane e a loro dico che non sono soli. La responsabilità dello Stato è di assicurare l’ordine costituzionale, è un momento difficile, ma ne usciremo”.

Da Barcellona la risposta non si è fatta attendere. Il re doveva “rispettare tutti i catalani”, ha detto il presidente catalano Carles Puigdemont in un incontro stampa lamentando che il sovrano “ha deluso tante persone”. Ad affermare che alla plenaria del parlamento di Barcellona lunedì “si proclamerà l’indipendenza e la repubblica catalana” è la deputata Mireia Boya di Candidatura d’Unitat Popular (Cup), il partito della sinistra indipendentista, seppure riconoscendo che non c’è accordo su questo punto con altre formazioni nazionaliste catalane.

La questione dell’indipendenza è trasversale ai partiti e il rischio di una “collisione tra due treni in corsa” da Madrid e Barcellona “nel quale saranno in molti a farsi male” è stato sottolineato giorni fa da Julio Anguita, figura storica della sinistra spagnola, che avrebbe optato per un “processo costituente di un nuovo Stato spagnolo”.

Sarebbe invece naufragato un tentativo di mediazione intrapreso da Podemos per aprire il dialogo. Per il premier Mariano Rajoy e il governo di Madrid il nodo rimane quello dell’illegalità del processo intrapreso da Puigdemont. Parlamentari nazionalisti catalani si ritengono strettamente vincolati alla legge locale approvata il mese scorso che gli impone di proclamare l’indipendenza entro 48 ore dall’annuncio del risultato del voto. Nel frattempo Josep Lluis Trapero, il capo dei Mossos d’Esquadra, la polizia catalana, è stato convocato in tribunale con l’accusa di sedizione per non essere intervenuto per controllare nei giorni scorsi una manifestazione indipendentista. “Per come si stanno mettendo le cose la questione adesso è repubblica o repubblica” ha detto in tv Jordi Turull, portavoce dell’esecutivo catalano di Carles Puigdemont, dopo l’intervento di re Filippo. Dal canto suo Madrid sottolinea di essere nella piena legalità statutaria e che la risposta è proporzionata alla rottura di essa da parte dell’esecutivo regionale, escludendo qualsiasi mediazione internazionale che si configurerebbe come ingerenza negli affari interni di uno Stato sovrano.

Indipendenza Catalogna, c’è lo zampino della Russia?

$
0
0

Dopo anni di “indipendentismo” e “processo di indipendenza”, a Madrid sospettano che la Russia abbia messo le settimane scorse il proprio zampino nel soffiare sul fuoco del nazionalismo catalano che, ancora sabato scorso, ha portato in piazza 750mila manifestanti per protestare contro la detenzione dei “prigionieri politici”. Sono otto i ministri in carcere dell’ex-governo di Barcellona, deposto ai sensi dell’art.155 della Costituzione, con i due leader delle organizzazioni civili nazionaliste. Jordi Sánchez e Jordi Cuixart erano stati arrestati in seguito ai disordini in margine al referendum catalano sull’indipendenza dichiarato illegale dalla Corte costituzionale spagnola.

Ora, secondo quanto riporta la Reuters, i ministri della Difesa e degli Esteri del governo Rajoy si dicono in possesso di evidenze che gruppi russi e venezuelani hanno utilizzato piattaforme social come Facebook, Twitter e altre per propagandare la causa dell’indipendenza catalana e muovere l’opinione pubblica in vista del plebiscito del 1 ottobre. I leader indipendentisti negano di aver ottenuto qualsivoglia sostegno esterno. Viceversa la ministra della Difesa, Maria Dolores de Cospedal, ha detto che “molto di tutto questo è venuto dal territorio russo” nel corso della riunione dei ministri Difesa ed Esteri della UE a Bruxelles, dove è riparato e circola liberamente l’ex-presidente della Generalitat catalana, Carles Puigdemont, nei confronti del quale la magistratura iberica ha emesso un euro-ordine di arresto basato sulle accuse di ribellione legate al “processo di indipendenza” che hanno portato in carcere gli esponenti del deposto governo. La ex-presidente del Parlament, Carme Forcadell, è stata rilasciata su cauzione con impegno di non violare la Costituzione: la dichiarazione d’indipendenza espressa dalla maggioranza era “simbolica”, ha detto ai giudici.

Ramon Tremosa, europarlamentare del PDeCat, il partito del leader Puigdemont, ha ribadito che nessuna interferenza russa ha avuto parte nel referendum. Mosca ha negato ripetutamente ogni interferenza e accusa l’Occidente di orchestrare una campagna per discreditare la Russia. Sciogliendo il Parlament “ribelle”, il governo di Madrid ha anche indetto nuove elezioni autonomiche per il 21 dicembre dalle quali uscirà la nuova assemblea regionale. Madrid si aspetta che il passaggio per le urne contribuisca al superamento della più grave crisi istituzionale mai verificatasi nella Spagna dal ritorno alla democrazia. Non è detto però che non siano di nuovo gli indipendentisti a vincerle. I partiti costituzionalisti – il Partido Popular del premier Rajoy, i socialisti del Psoe e i liberali di Ciudadanos – chiamano alle urne la metà dei catalani unionisti che hanno boicottato il referendum dei nazionalisti catalani. Dal carcere è candidato Oriol Junqueras, ex-vicepresidente e leader di Esquerra Republicana che secondo alcuni sondaggi ha il vento in poppa. Ugualmente in forte ascesa Ciudadanos che in Catalagna durante il “processo” ha visto affermarsi la giovane, brillante e combattiva unionista Inés Arrimadas, catalana di origini andaluse come molti in Catalogna. La UE si è distanziata dallo “strappo” di Puigdemont. € forte il timore di un’implosione in caso di contagio ad altri partiti nazionalisti e separatisti in Europa. Il segretario Nato, Jens Stoltenberg, presente al meeting di Bruxelles, non ha rilasciato commenti alle accuse formulate da Madrid.

In Catalogna hanno rivinto gli indipendentisti: maggioranza assoluta. E ora?

$
0
0

Tutto come prima in Catalogna dopo il voto per il rinnovo del parlamento regionale. Anzi peggio nell’ottica di una ricomposizione del conflitto tra lo Stato centrale e l’autonomia che aveva condotto al dissolvimento dell’assemblea. “Futuro incerto”, titola El Pais un suo editoriale, dopo che dalle urne è uscito un risultato che fotografa la spaccatura tra due Catalogne. Prima forza politica regionale è il partito unionista Ciudadanos che catalizza un pieno di voti in virtù del carisma della giovane brillante e battagliera Inés Arrimadas: «Per la prima volta ha vinto in Catalogna un partito costituzionalista», dice a caldo. La formazione della Arrimadas, il cui leader nazionale è Albert Rivera, ottiene uno storico 25,3% e 37 seggi. Non bastano però ad assumere il governo locale per il quale il fronte indipendentista può contare su una maggioranza di 70 seggi, ottenuti da Junts per Catalunya – partito del deposto Carles Puigdemont – più Esquerra Republicana e gli “antisistema” della Cup. Puigdemont vince da Bruxelles dove è riparato dopo lo scioglimento decretato da Madrid e ratificato in Parlamento in base all’articolo 155 della Costituzione e per il quale l’ex-presidente è indagato per ribellione e sedizione più capi d’imputazione minori.

All’inizio di dicembre Puigdemont aveva aperto la campagna elettorale in teleconferenza mentre il giudice istruttore del Tribunale supremo spagnolo, Pablo Llarena, revocava l’ordine di cattura europeo per l’ex presidente dell’autonomia catalana e altri quattro ex-consellers riparati a Bruxelles; l’intento era di evitare che la giustizia belga potesse decidere per quali reati estradarli in Spagna. Il risultato elettorale – che ha fatto dei nazionalisti catalani di Junts il secondo partito col 21,6% – si frappone all’articolo 155 prefigurando la riaccensione del conflitto istituzionale scaturito dal referendum per l’indipendenza, dichiarato incostituzionale dalla Corte suprema, e dalla dichiarazione di indipendenza dello scorso 27 ottobre da parte della coalizione indipendentista. Puigdemont da Bruxelles: «La repubblica catalana ha battuto la monarchia del 155».

Non un passo indietro, dunque, semmai uno avanti nello “strappo”: si aprono scenari incerti e inquietanti, secondo i notisti iberici, con Puigdemont che potrebbe esser rieletto presidente dal blocco indipendentista e al tempo stesso, rientrando in Spagna, arrestato per il mandato pendente della magistratura. Il risultato del voto è lì, anche se molte voci critiche vedono nello “strappo” la prima “rivolta dei ricchi” contro un Paese europeo democratico. Il partito nazionalista, con 34 seggi, sorpassa Esquerra (32) e può coagulare la maggioranza indipendentista seppure necessitando dei 4 seggi Cup. Ciudadanos dal canto suo è il grosso del 40% di catalani che vogliono rimanere spagnoli. Il voto ha anche valenza nazionale: il Partito popular del premier Mariano Rajoy racimola nelle urne catalane appena il 4,4% e 3 seggi, meno della Cup. L’altro partito storico, il Partito socialista guidato in Catalogna da Miguel Iceta, si ferma al 13,8 e 17 seggi. Quand’anche le forze costituzionaliste superassero le divergenze non arriverebbero alla maggioranza. Con Rajoy, l’altro sconfitto è per i commentatori spagnoli Oriol Junqueras, il leader di Esquerra ed ex-vicepresidente tuttora in carcere in seguito agli arresti che hanno colpito i membri dell’esecutivo deposto e spinto a Bruxelles Puigdemont il quale appare adesso avere tutta la leadership dell’indipendentismo nelle sue mani.

Il Capodoglio ucciso dalla plastica

$
0
0

Capodoglio muore ammazzato da 30 chili di plastica nello stomaco. E’ l’immagine più cruda che i mari sono ormai colmi di spazzatura. Il giovane maschio di 10 metri è stato trovato su una spiaggia di Cabo de Palos, promontorio della regione mediterranea di Murcia in Spagna. Nel corso dell’autopsia, sono stati rinvenuti nel suo stomaco 30 chili di plastica, scambiati per meduse e altri pesci. La balena è morta per l’occlusione, secondo quanto hanno stabilito i biologi del Wildlife Recovery Center ‘El Valle’ che hanno esaminato la carcassa. Una morte atroce che forse potrebbe spiegare anche quelle di altri grandi cetacei spiaggiati: il capodoglio non poteva espellere la plastica che gli ha riempito lo stomaco bloccando alla fine le funzioni vitali.

E’ l’ultimo allarme sull’inquinamento da plastica nei mari. Non solo quello delle buste che hanno ucciso il capodoglio nel Mediterraneo, ma anche del particolato: la plastica è considerata la maggiore minaccia attuale alla biosfera a motivo dell’urgenza, delle proporzioni e dell’ubiquità in ogni mare e a qualsiasi profondità. Il precipitato della degradazione delle buste è stato trovato nello stomaco di crostacei perfino nelle fosse del Pacifico, a -10mila metri, da ricercatori della Newcastle University che hanno concluso non vi è ambiente marino immune dalla presenza di microplastica. Né ci sono coste nel mondo che non siano invase dalla plastica. Mentre i composti rigidi vengono rigettati sulle spiagge, la plastica fine si disintegra in pezzi sempre più piccoli fino alle dimensioni dei polimeri che la compongono. Studiando le immense isole di immondizia che i vortici oceanici hanno creato nel Pacifico (uno nell’emisfero nord grande come il Texas, un altro in quello meridionale ancora più grande), il ricercatore Charles Moore ha detto a Research Gate che “nuvole” di “pulviscolo plastico” si allargano non solo orizzontalmente, ma precipitano in colonne verticali minacciando l’ecosistema anche in profondità dove formano uno “smog” piuttosto che una chiazza. Moore stima vi siano milioni di particelle di plastica per km2 che non possono essere raccolti ammesso che si cominci a farlo con i rifiuti galleggianti non biodegradabili.

La plastica si fotodegrada disintegrandosi in particolato; la stessa fotodegradazione può produrre inquinamento da Pcb. Le particelle plastiche, “nuotando” in acqua come il plancton, vengono ingerite dai pesci ed entrano così nella catena alimentare. In alcuni campioni di acqua marina, il rapporto tra la quantità di plastica e zooplancton è apparso a volte di 6:1 per i polimeri. Nel 2016 il documentario A Plastic Ocean di Craig Leeson ha messo in luce la minaccia che rappresenta per la catena alimentare ed è stato in parte girato all’Università di Siena e nei mari della Sardegna dove si indagano le conseguenze delle microplastiche proprio in specie “sentinella” come le balene. Se in mezzo al Pacifico nessuno – salvo i circumnavigatori – vede gli accumuli di pattume ciò non significa che non rappresentino anch’essi un grave problema: sono culla di batteri, compresi vibrioni pericolosi per la salute umana e compromettono l’ecologia degli oceani. Quando le chiazze si formano lungo le coste sono vicine alle popolazioni umane e dunque un potenziale pericolo sanitario. Impedire che miliardi di buste di plastica finiscano in mare è ad oggi la prima soluzione ed è all’origine della decisione delle autorità britanniche ed europee di tassare le buste di plastica della spesa per ridurne il numero.

Viewing all 44 articles
Browse latest View live